Home > ARCHIVIO > la “Betulia liberata” di Mozart ad Asiago
29 Dicembre 2006
Un duomo S. Matteo completamente gremito di pubblico ha sancito ieri sera (venerdì 29 dicembre) il successo dell'esecuzione asiaghese dell'opera mozartiana “Betulia liberata”. Quasi tre ore di concerto a conclusione della rassegna “Incontrando Mozart” organizzata nel corso del 2006 dal Comune di Asiago in occasione dei 250 anni dalla nascita del grande compositore salisburghese.
Una sessantina (circa 40 orchestrali e 20 coristi) i componenti dell'Oficina Musicum che hanno dato vita a quella che è stata una delle rarissime esecuzioni della Betulia, che va a sommarsi alle altre due eseguite in Italia in tutto il '900: nel 1956 a Torino e nel 1991 a Padova.
Il direttore d'orchestra Riccardo Favero spiega la “filosofia” che ha guidato l'Oficina Musicum in questo lavoro: “La nostra intenzione è stata quella di ricostruire l'opera di Mozart nei minimi dettagli anche dal punto di vista sonoro, grazie a strumenti originali e accordatura dell'epoca. Io stesso sono liutaio e tra noi abbiamo la fortuna di avere anche un archettista, e questo ci consente di riprodurre perfettamente gli strumenti in uso al tempo di Mozart”.
“Non poteva terminare meglio la nostra rassegna mozartiana” commenta Roberto Rigoni, assessore alla cultura e al turismo del Comune di Asiago. “Questo lavoro del compositore salisburghese, che esprime un legame tra Mozart e il Veneto, è un'opera unica, di rarissima esecuzione, ricca di fascino e di mistero. Quello di ieri sera è stato un evento che ha certamente contribuito ad elevare l'immagine culturale di Asiago”.
Oficina Musicum
Primo violino, ENRICO PARIZZI
Direttore d’orchestra, RICCARDO FAVERO
Ozia, Principe di Betulia …………. BALTAZAR ZUNIGA
Giuditta, Vedova di Menasse ……... ELENA BISCUOLA
Amital, Nobile donna israelita ……. ANGELA BUCCI
Achior, Principe degli Ammoniti … ABRAMO ROSALEN
Cabri e Carmi, Capi del Popolo …. PATRIZIA VACCARI
PAMELA LUCCIARINI
Coro degli abitanti di Betulla
Note sulla “Betulia liberata”
La Betulia è un'azione sacra in due parti su testo di Pietro Metastasio (KV 118 – 74C). È il frutto di una commissione italiana. L’oratorio venne commissionato a Mozart mentre faceva sosta a Padova, sulla via del ritorno per Salisburgo da Venezia, che lo aveva visto ospite per circa un mese. Si è certi che il piccolo Mozart, appena quindicenne, assolse l'impegno ma non si sa se l’oratorio fu poi effettivamente eseguito a Padova. In una lettera del 1771 Leopold, padre di Wolfgang, accennava ad un Oratorio richiesto dalla città di Padova; in un’altra lettera, datata 21 luglio 1784, Wolfgang dalla sua abitazione di Vienna scrisse alla sorella Marianne a Salisburgo per chiedere la restituzione della partitura del suo “alte” oratorio Betulia liberata, di cui ancora l’autografo giaceva nella casa paterna. Si ventilava infatti la possibilità di un’esecuzione alla Tonkünstler Sozietät, prestigiosa società viennese nata nel 1771 per iniziativa di musicisti a scopi umanitari e di difesa della professione, nelle incertezze di un’epoca di profondo cambiamento. L’oratorio, le azioni sacre metastasiane, divennero da subito il genere vocale drammatico più intensamente coltivato dalla società che promuoveva gli autori contemporanei, impegnandoli a “rileggere” i molti elementi di diversità, rispetto all’opera, dei libretti sacri di Metastasio; proprio come facevano Giuseppe Ximenes e i suoi compagni a Padova, nello stesso periodo e forse anche un po’ prima. La Betulia liberata corona il mese che Mozart ha passato a Venezia: gli uni incontri preparano gli altri, il nesso Venezia-Padova è evidente. Betulia è nata per Padova ed è per Padova che oggi la consideriamo tra i capolavori Mozartiani.
A Padova Mozart cessa di essere un enfant prodige. La Betulia è un’opera piena di misteri che merita l’epiteto di capolavoro: lo è in sé, ma si “riflette” anche sul futuro, su altre opere di molto successive. Il testo metastasiano è musicato integralmente, non vi sono né tagli, né interpolazioni; alcune pagine sono più note, come l’Ouverture e l’ultimo Coro con il contralto solista (Lodi al gran Dio che oppresse). Nella “sinistra solennità” di Re minore si svolge l’Ouverture (la tonalità del concerto K466 tanto caro poi a Beethoven, nel Don Giovanni e poi nel Requiem) ed è per la prima volta che la troviamo ad apertura di un dramma mozartiano; a questa si oppone il Re maggiore su cui l’opera conclude come nel “dramma giocoso” sul libretto dapontiano del 1787.