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1 Luglio 2007
«Avanti Savoia!». Un grido monarchico, dietro le abetaie, e sulle pendici del monte Zebio si scatena la guerra. Simulata, ovviamente, ma tanto vicina alla realtà da impressionare. Con detonazioni, spari, esplosioni, gas ed un assalto alla baionetta è stata rievocata la battaglia dell’Ortigara, una dei più cruenti conflitti della Grande Guerra. Oltre duemila spettatori ha assistito ieri pomeriggio sul monte Zebio alla seconda ed ultima giornata di commemorazione della battaglia dell’Ortigara, organizzata dalla Comunità montana Spettabile Reggenza dei 7 Comuni e dall’associazione “Per non dimenticare”. Una rievocazione sentita e che ha anche ricevuto il plauso del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dell’ex capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi.
La rievocazione, iniziata al mattino, ha visto la rappresentazione di azioni militari simulate seguite dal rancio. Ma è stato dopo pranzo che la manifestazione ha raggiunto il suo apice.
Un colpo di cannone ha aperto la battaglia, fedelmente riprodotta sulla base di un assalto avvenuto nel 1916 e che costò la vita a centinaia di soldati.
I militari italiani, nel tentativo di occupare una trincea austriaca, si fanno strada con un pesante bombardamento preventivo «per ammorbidire il nemico», confondere le vedette e decimare i cecchini. Successivamente un gruppo di arditi avanzava lentamente cercando di assaltare le due postazioni di mitragliatrici, una centrale ed una laterale, prima di ritirarsi nelle retrovie. «Vita facile quella dell’ardito che assaltava e si ritirava? - chiede il commentatore al pubblico ammutolito - Considerate che su un gruppo di 40 arditi, se andava bene, ne tornavano in trincea 5 o 6 al massimo».
I reticolati vengono tagliati, il varco è aperto, gli austriaci sopraffatti e la trincea presa. Ma per poco. Perché dopo due giorni, riassestati i reparti, gli austriaci con un contrassalto la riprendono. Ed una settimana più tardi gli italiani la fanno nuovamente loro. E per cosa? Per centinaia di caduti sul campo inutilmente, per un massacro assurdo di una guerra di stallo che non portava né vinti né vincitori ma solo feriti o morti.
Una giornata «per non dimenticare» dove ogni dettaglio è stato curato nei minimi particolari, dalle bombe a mano a manico austriache alle divise riprodotte fedelmente in ogni particolare. Sino alla scelta di non rappresentare le morti, «perché non dobbiamo dimenticare - ha sottolineato il commentatore - che qui i soldati sono morti davvero. E dobbiamo rispettarli».
Al termine della rievocazione, tra il silenzio del pubblico, i militari hanno ricordato i commilitoni caduti con l’onore al monumento di monte Zebio.