È stato vacanziero ma non banale, spensierato ma non superficiale, il concerto di Irene Grandi, l’altra sera ad asiago in una piazza Carli gremita di pubblico per l'occasione. Concerto gratuito, com'è tradizione sull'Altopiano per gli appuntamenti estivi, ma siccome anche la gratuità ha un costo, la performance della cantante fiorentina è stata preceduta da uno show in stile disco condotto dai deejay di radio Company. È la classica oretta e mezzo con finalità promozionali, nella quale gli sponsor omaggiano e sono omaggiati con un meccanismo simile a quello della carovana del Tour de France.
Manca il Tourmalet, ma tenere viva l'attenzione in un'ora e mezza di “su le mani" e “siete bravissimi" può essere un impegno quasi da salita pirenaica: poi, qualcuno, è anche tornato a casa con una maglietta o con un cuoricino antistress lanciati dalla graziosa presentatrice e l'antipasto al concerto si è chiuso in gloria.
Per sentire i primi brani cantati dal vivo si sono dunque dovute attendere le 23: silenzio sul palco, un veloce controllo della strumentazione e la Grandi inizia tra gli applausi. Più di qualcuno solleva il cellulare con telecamerina incorporata visto che per i più giovani il dopo concerto prevede un doveroso passaggio su Facebook o Youtube. La cantante fiorentina, tuttavia, più che le riprese fai-da-te merita l'ascolto. Propone un'antologia di brani importanti in una carriera che ha doppiato la boa dei quindici anni, ma ha provveduto a riarrangiarli, “rinfres-harli" dice con accento inconfondibile, e l'abito nuovo li rende piuttosto interessanti. Nuovi gli abiti anche per lei che, adepta della minigonna quando l'età era un po' più verde, sfoggia ora un look da signora che, senza dubbio, le fa guadagnare punti. L'energia è quella di sempre, il sorriso e la simpatia pure e il concerto dopo tanto attendere si avvia sul binario giusto.
Apre con “Alle porte del sogno" (e sembra quasi Battiato), alternando inediti e successi: tra i titoli scorrono, dunque, “La tua ragazza sempre", “Prima di partire per un lungo viaggio", “La cometa di Halley", “Bruci la città" e “In vacanza da una vita". Insomma, anche i profani finiscono con l'accorgersi che l'Irene fiorentina, zitta zitta, ha lasciato più di qualche segno nel panorama musicale degli anni Novanta e del primo Duemila: come già detto, inoltre, lei non è banale e le novità (tra le non musicali, anche un volo in bungee jumping) sono effettivamente gradevoli. Mette a riposo la strumentazione più sofisticata nel segmento centrale del concerto, offrendo al pubblico una sequenza di brani acustici (e un passaggio per voce e percussioni) che ne rivelano la piena maturità vocale. Forse non ha torto il suo amico di vecchia data e coetaneo Stefano Bollani, quando dice che potrebbe dedicarsi tranquillamente al jazz, anche se è difficile immaginarla, folletto tutto pepe, tra le atmosfere soffuse di un club. Meglio muoversi sul palco di fronte a un pubblico di tutte le età che ha risposto numeroso in una sera d'estate.