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Asiago 22 dicembre - 3 marzo 2013
Il Museo "Le Carceri" di Asiago ospiterà la mostra dedicata al maestro incisore Aurelio Forte Laan "Officina Grafica" da sabato 22 dicembre 2012 a domenica 3 marzo 2013.
L'inaugurazione avrà luogo sabato 22 dicembre 2012 alle ore 18 con la presentazione della mostra da parte del critico d'arte Maria Lucia Ferraguti.
Officina Grafica, organizzata dall’Assessorato al Turismo e patrocinata dalla Regione Veneto, è pensata come una fabbrica di immagini di carta, nata dal lavoro del maestro incisore Forte Laan.
L’evento, organizzato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Asiago con la cura di Antonio Busellato e Roberto Busellato dello studio B.LAB design factory, si pone in un momento centrale del lavoro artistico di Forte Laan, che nel 2010 è stato presentato nelle sale del Castello Sforzesco di Milano assieme ad altri 28 protagonisti dell’arte grafica italiana per l’evento “Incisori del XXI Secolo”.
Con il Patrocinio dalla Regione Veneto, della Provincia di Vicenza e della Comunità Montana, la mostra indaga a tutto tondo sul lavoro e sulla ricerca di un artista del territorio il cui lavoro è stato più volte premiato e riconosciuto a livello internazionale.
AURELIO FORTE LAAN
Aurelio Forte Laan nasce ad Asiago nel 1939 dove tutt’ora vive e lavora. Da sempre, la sua attività di incisore è dedicata all’Altopiano che ha sempre raccontato attraverso una profonda ricerca sulla memoria e sull’immaginario dei luoghi e della sua gente: il suo “genius loci”. Nel 1971 inizia la sua formazione incisoria con Agostino Lazzari praticando varie tecniche con diversi materiali. Stampa da sé le proprie opere con il proprio torchio a stella che l’artista ha costruito assemblando gli ingranaggi del cambio di una vecchia Fiat 500.
Ha partecipato a diverse manifestazioni di grafica di livello nazionale e internazionale e si è presentato con mostre personali di incisione.
È membro dell’Associazione Incisori Veneti e della Associazione Nazionale Incisori Italiani. È presente nel “Repertorio degli Incisori Italiani nel terzo, quarto e quinto volume” presso il Gabinetto Delle Stampe di Bagnacavallo (RA).
Nel 1992 illustra con un’acquaforte un racconto di Mario Rigoni Stern, nel 1998 è stato selezionato per la Quinta Biennale della Grafica a Belgrado (YU) e nel 2000 per la Biennale di grafica a Raciborz - Polonia.
Negli anni 2001 e 2002 è stato finalista segnalato per il Premio Arte Mondadori a Milano.
Nel 2001 viene selezionato per la Quinta Biennale Europea per l’Incisione ad Aqui Terme Ovada e due anni dopo espone alla collettiva “I percorsi del segno” curata da Giorgio Segato presso il Padiglione Cornaro a Padova.
Con il Gruppo Arte Insieme presenta i suoi lavori al Museo Le Carceri di Asiago in occasione della collettiva “Una Terra, i suoi Artisti” del 2005.
Nel 2006 partecipa alla collettiva “Omaggio a Mantegna” curata da Giorgio Segato e presentata in Villa Contarini a Piazzola sul Brenta (PD).
In seguito, l’Associazione degli Incisori Italiani gli dedica la personale nelle sale del Castello dei Da Peraga a Vigonza (PD). Nel dicembre dello stesso anno vince il primo premio della “V Edizione del Concorso di Grafica” presso la “On the Road Art Gallery” di Gallarate (VA).
Nel 2007 viene selezionato per l’Ottava “Biennale Internazionale per l’Incisione” di Acqui Terme (AL).
Nel gennaio 2009 partecipa alla collettiva “Dieci incisori vicentini” curata da Giorgio Trentin nelle sale della Galleria Incontri d’Arte Scrimin di Bassano del Grappa (VI).
Sempre nel 2009 è stato selezionalto per la IX Biennale d’Incisione di Acqui Terme (AL).
Nel febbraio 2010 è presente nella mostra "Repertorio di Incisori Italiani" organizzata dalla Fondazione Tono Zancanaro di Padova presso il Complesso Monumentale San Paolo di Monselice (PD); e, sempre nello stesso periodo, è presente nell'importante evento "Incisori del XXI Secolo" presentato nelle sale della Raccolta Bertarelli del Castello Sforzesco di Milano. Quest'ultima mostra è stata presentata dalla rivista Grafica d'Arte.
Artista eclettico predilige le tecniche incisorie, definisce il proprio pensiero artistico su una base di una qualità stilistica che aggiunge il pregio al motivo e ai suoi significati. Frammenti di memorie antiche si abbandonano in invitanti geografie, uno scorcio si appropria di un angolo, le zone d’ombra si contrappongono a morbidi campi di luce. Le immagini si riflettono in parole, prendono in prestito l’essenza vitale di una vecchia casa, riproducono i suoni di una strada, lentamente ogni elemento esige una propria collocazione. Senza indugi ogni gesto prepara il successivo e diventa moto dell’anima.
Dai disegni sospesi a cascata sugli spazi verticali del museo alla creazione della stamperia dell’incisore, la mostra è stata pensata come ad una specie di fabbrica di immagini su carta che raccontano attraverso il lavoro dell’artista un territorio così speciale qual’è l’Altopiano. Si tratta di un piccolo omaggio alla cultura locale e nel cuore del suo percorso, la mostra dedica un un momento allo scrittore Mario Rigoni Stern e un sentito ricordo all’emigrazione, fenomeno che ha profondamente segnato la gente di queste montagne.
La mostra, che verrà presentata dal critico d’arte Maria Lucia Ferraguti resterà aperta al pubblico fino a domenica 3 marzo 2013. La guida alla mostra è a cura di Lucia Spolverini. L’entrata è libera.
L'INCISIONE È L'INFINITO
a cura di Maria Lucia Ferraguti
“L’incisione è l’infinito ...”, ebbe più di una volta ad affermare André Masson. L’espressione è particolarmente felice se si pensa ad Aurelio Forte Laan ed al senso dell’artista per la sua idea d’arte. E se il pensiero coinvolge vari modi espressivi, la grafica raggiunge direttamente il sentire più profondo dell’anima.
La sua capacità artistica è subito riconoscibile per la maestria nell’acquaforte e nell’acquatinta e nella puntasecca nei temi, che si collegano direttamene al suo convivere con l’altipiano di Asiago. Nelle carte i segni mutano in rapporto ad una terra, che anche nei dettagli delle abitazioni risponde all’intesa dell’uomo per la natura e ai suoi ritmi stagionali. Il suo interesse è diretto ai solidi edifici modellati nei secoli dal legame con la natura e scelti nelle incisioni per il loro aspetto essenziale, in risalto tra viottoli e in sintonia con il protagonismo di grandi alberi.
L’abilità che distingue Forte è resa nel rapporto dei contrasti fra la tensione di alcune linee e la morbidezza di altre fuse entrambe nell’armonia di una luminosità, che nell’addensarsi e nello svaporare esaltano l’atmosfera silenziosa del luogo. Avviene nei fogli come “Arrivando in paese”, 1993: un’acquaforte ed acquatinta che, accattivante, è già un prototipo nella poetica della grande dimora anticipata dall’albero spoglio. Entra un senso di realtà nel ritmo arcano tra albero, casa e le sagome ovattate dei pini ordinato dalla strada di montagna, che alimenta la profondità ed intona al sentimento della solitudine per le ombre vellutate dello sfondo, introdotte dall’intrico delle erbe, segni flessibili, nella mobilità dell’aria.
E per lasciar dilatare il sentimento romantico per l’altipiano Forte conquista in “Air Grow” lo spazio di un foglio allungato e stretto per l’immagine di monti lontani dal profilo basso ed arrotondato illuminati dalla presenza della luna. Il paesaggio disteso apre all’attività incisoria legata al nero articolato nel passaggio delle zone più chiare e quelle scure, approfondito per il confronto tra l’effetto del chiarore notturno e il risalto luminoso della falce lunare nella volta celeste.
Il fine di aderire alla realtà in sintonia con l’abilità di una mano sensibile e precisa nella cera molle e dell’acquatinta nel dar risalto alla neve, nell’evidenziare il dialogo tra il fusto degli alberi e l’intricarsi dei rami, già presente nelle incisioni del 1993 ha nel “Il bosco e la neve”, 2010 un’espressione matura.
Forte descrive con finezza la realtà del fitto bosco invernale. I tronchi che il nero rinsalda, si alzano slanciati e forti da una duna di neve: il bianco acquista una luminosità lirica esaltata in contrasto con la scura rotondità dei tronchi mentre , al di là dello sviluppo dei rami, sfuma il bosco ombroso.
Ed uguale ritorna il tema appassionato dell’evento della neve, del sentire l’appartenenza al mondo del bosco che nel luogo è richiamo per lo spazio e adesione dello sguardo alla modulata candida luce nell’incontro improvviso con l’ombra sulla quale il segno cede e rinforza. Nel foglio “Inverno nella pineta” varia il motivo del candore in soluzioni nuove rivolte agli effetti della luce sulla distesa nevosa. Ed è sogno e realtà. Egli crea la visione di un proscenio nella presenza degli alti tronchi spogli colpiti dall’evolversi dei segni e la pineta impaginata lontana in un’atmosfera alimentata da una grafia sottile.
Punti di vista, che Forte sposta da un’incisione all’altra fra alberi simili a slanciati monumenti vegetali e le solide case dell’altipiano sommerse dal manto nevoso, già anticipate in “L’inverno del larice” del 2004. Così avviene per lo “stile” dell’ora che lui, da artista romantico, rappresenta prima in “Luci del mattino”, 2001 sul centro cittadino di Asiago. La sensibilità per il luogo alleggerisce il tono della luminosità dello spazio attorno al compatto ed imponente edificio al centro della cittadina sul quale s’imposta lo slancio articolato della caratteristica torre imbevuta con la facciata di chiarore diffuso. Ecco, in seguito, che il motivo temporale riemerge nel cedere della luminosità raccolta del crepuscolo in “Verso sera”, 2001: si allungano lentamente le trame ombrose delle case e di certe figurette, che nelle incisioni compaiono per fantasia, mentre passeggiano e si aggirano in strade e piazze, tra sagome di edifici a dar vita alla realtà quotidiana (“Candido manto”, 2010) .
Indicativo è in Forte il passaggio ad una sensibilità nuova, che caratterizza l’affinità con la natura nell’adesione a forme sviluppate nel mondo dell’astratto. Così entra “Oltre il conosciuto”, monotipo policromo datato 1999, affiancato da altri significativi titoli: “Paesaggio cosmico” e “Sentieri”. Non più aderenza alla realtà ma immagini lievitanti. L‘emozione interiore genera colore in transito verso l’alto; appare simile a folate di vento cromatico, che si alimenta, per sentimento, in tracce di rossore crescenti dal nero profondo. Ed è tutto nuovo nella realizzazione dei bianchi guizzi, nelle tensioni di colore simili ad energie miranti a valorizzare uno sfondo oscuro, che le intacca e le consuma tra scatti, macchie e brevi estensioni. Ed un indirizzo analogo, cercato ed approfondito è nelle originali “Sinapsi e profonda psiche”, 2006, “Oltre la Facciata-Ossia l’immoralità”, 2008, “Psiche e frivolezza”, 2011, “Impulsi ascensionali”, 2011, “Simbiosi ascensionali”, 2011.
Sono un’espressione dell’evoluzione legata, nell’arte, allo sviluppo della conoscenza della fisiologia. Un interesse che porta Forte a risolvere, nella cera molle ed acquatinta, i principi delle connessioni neurologiche attraverso vivaci tracciati in movimento verticale. Anche il colore partecipa ai moti energici e dinamici di libere scie mentre sviluppano un reticolo di segni lievi vaganti in superfici strutturate. Aurelio Forte Laan ritorna alla contemplazione del paesaggio e dipinge su tele la realtà delle valli e dei campi nell’aria autunnale e nell’atmosfera invernale trasformando la conoscenza della montagna in affinità di rapporti cromatici e verità di sensazioni luminose. In effetti egli aderisce alla natura e la dipinge nella versione della neve nelle tonalità bianche ed azzurrate e l’autunno malinconico e dorato fino ad ottenere una perfetta fusione tra natura e pittura. In “Neve sull’altopiano”, 2009, “Autunno in Val Piana”, 2009, lo sguardo corre verso la valletta per quindi risalire lungo il pendio della collina riscaldati dalla morbida luminosità delle stagioni.
Fra le tecniche calcografiche egli sceglie per “Omaggio a Rigoni Stern” la maniera nera. Il foglio pone in risalto il volume della testa incisa sullo sfondo colmo d’oscurità. Il volto impenetrabile dallo sguardo assorto, è segnato da una fitta gamma di tratti, simili a veloci segni a penna con zone d’ombra. Entra un mosso chiaroscuro, che permette agli effetti della luce di concentrare nella particolare espressione la personalità di chi, com’è stato scritto, ha dato “voce in letteratura alla civiltà della montagna”. Nel ritratto i lineamenti maturi, i capelli e la folta barba aderiscono ad un viso segnato dal tempo. I tratti, che l’avvolgono morbidamente, evidenziano con precisione le sue caratteristiche mentre dichiarano l’esperienza intera di Aurelio Forte Laan, il suo autore.