Mostra: La Grande Guerra sul Massiccio del Monte Nero
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Asiago 17 - 31 Agosto 2005 - La mostra, grazie alla collaborazione del Comune di Asiago e della Spettabile Reggenza dei 7 Comuni, riproporrà fino alla fine del mese il racconto dei drammatici combattimenti che novant’anni fa videro protagonisti i soldati italiani ed ungheresi. Per gli ungheresi, infatti, il Monte Nero rappresentò la prima sconfitta ed una tremenda esperienza vissuta tra le montagne; per gli italiani segnò, invece, la prima importante vittoria riportata dagli alpini ma anche l’inizio di una cruente serie di combattimenti che causarono la morte di migliaia di soldati
Il Monte Nero con i suoi 2.245 mt è la vetta più alta e la più suggestiva della catena montuosa che si snoda dalla conca di Plezzo fino a Tolmino lungo il versante orientale della valle del fiume Isonzo.
Nella notte del 16 giugno 1915 un manipolo di alpini del battaglione Exilles risalì le ripide pendici del Monte Nero cogliendovi di sorpresa i soldati ungheresi posti a difesa. Il sottotenente Alberto Pico, non ancora ventunenne, condusse all’assalto i suoi soldati e venne ferito a morte in uno scontro all’arma bianca. Nel mese successivo gli italiani conquistarono dopo cruenti scontri la maggior parte del vicino Monte Rosso (2.164 mt) riportando così il loro ultimo importante successo su quella catena montuosa. Durante i 27 mesi che seguirono entrambi gli eserciti sistemarono a difesa le rispettive posizioni con la realizzazione di un vasto sistema di trincee, camminamenti, caverne e gallerie ma anche con la costruzione di strade, mulattiere e funicolari per assicurare il rifornimento dei vettovagliamenti: opere i cui resti appaiono ancor oggi i tutta la loro evidenza. Oltre alle forze nemiche i soldati si trovarono a fronteggiare anche le forze della natura: la neve, il gelo e le slavine d’inverno, ma anche i fulmini d’estate (gli italiani soprannominarono il Monte Nero il “monte delle folgori). Dopo una nuova fase di aspri combattimenti nell’estate del 1917 (in concomitanza con la 10a e 11a battaglia dell’Isonzo), l’offensiva austro-tedesca del 24 ottobre segnò la fine dei combattimenti su questa fronte.
La mostra, nell’intenzione dei suoi curatori (Miloš Volaric e Želiko Cimprič), vuole rappresentare sinteticamente attraverso le descrizioni e, soprattutto, le foto attuali e di archivio (quest’ultime provenienti in particolare dai musei di Caporetto, Gorizia e Budapest) i combattimenti e gli episodi di grande eroismo di cui le varie cime di questo imponente complesso montuoso furono teatro: un racconto che, senza incedere alla facile retorica dei nazionalismi, vuole porre l’attenzione sul dramma personale e collettivo dei soldati di entrambi gli eserciti, sulla tragedia di una guerra che provocò migliaia di vittime e da cui derivarono alcuni dei stessi nomi assegnati alle montagne, come ad esempio il Monte Rosso.
Una mostra di dimensioni contenute ma suggestiva e particolarmente curata sia nella qualità della documentazione esposta che nell’allestimento. Di ciò va dato atto al Kobariški Muzej che rappresenta indubbiamente una realtà museale giovane ma attiva, con intensi rapporti internazionali di tipo storico e scientifico. Il Museo di Caporetto, fondato nel 1990 da un gruppo di amici appassionati studiosi delle vicende belliche dell’Alto Isonzo, raccoglie oggetti e testimonianze della 1a guerra mondiale ed un ricco materiale documentario e fotografico del fronte isontino. Ha ospitato inoltre numerose mostre tematiche temporanee in collaborazione con singoli studiosi ed istituzioni sia italiane che ungheresi.