Asiago 3 Agosto 2005 - Suonare dal vivo e vedere l’effetto che fa. Rinunciare a proposte fino a quando non arriva quella giusta. E invece di suonare nei pub, in metropolitana o per strada, sostenere gli oneri di tournée sotterranee in centri sociali o locali defilati, in attesa del boom.
Francesco Sarcina (voce e chitarra), Marco “Garrincha” Castellani (basso), Stefano Verderi (chitarra e tastiere) e Alessandro Deidda (batteria) hanno scelto questa strada, e ha portato loro molta fortuna.
Il gruppo nasce a Milano nel ’99: le quattro Vibrazioni frequentano la stessa sala prove autogestita nell’hinterland milanese, quasi un centro sociale musicale, e sono accomunati dall’amicizia e soprattutto dallo stesso amore per la musica rock delle origini, passione che li estranea dal panorama musicale degli ultimi decenni per concentrarsi sulla musica dei loro padri, scoperta fuggendo da adolescenti dai suoni anni ’80 e mai più abbandonata. Determinante è poi l’incontro con il produttore Demetrio Sartorio, che trova la chiave di volta per far uscire Le Vibrazioni dal ghetto del ‘rock da cantina’, di cui comunque mantengono orgogliosamente lo spirito ironico, scanzonato, il divertimento di stare insieme e soprattutto di suonare davvero.
Demetrio Sartorio deciderà poi di sviluppare il progetto Le Vibrazioni insieme al socio Ignazio Morviducci che, con la sua pluriennale esperienza di fonico, darà al gruppo sin dall’inizio un ‘suono’ personale e sempre di altissima qualità, sia dal vivo sia in disco, consentendo ai ragazzi di sviluppare da subito una cifra stilistica originale nell’ambito del panorama sonoro pop-rock italiano, privilegio di solito riservato alle band già di successo.
Le principali influenze del gruppo partono dalla scena britannica di fine anni '60 e inizio anni '70, per giungere a una sintesi fra le melodie di band come Beatles ed Animals, e il rock di Led Zeppelin, The Who e Jimi Hendrix Experience. Ma saranno la psichedelia dei Pink Floyd e il funk americano di James Brown e di Sly and the Family Stone ad avvicinare il sound de Le Vibrazioni a formazioni moderne come Jane's Addiction, RHCP e Kula Shaker, Supergrass.
Le Vibrazioni si propongono di proseguire un discorso iniziato, a cavallo tra fine anni '60 e inizio anni '70, da band italiane come New Trolls, Equipe 84 e Le Orme, e poi interrotto dal crescente successo di solisti ed interpreti. Insomma rock delle origini combinato a un raro dono melodico.
Inoltre la grande passione di Francesco Sarcina per il musical rock di fine anni Sessanta, coltivata sin da giovanissimo come interprete del Rocky Horror Picture Show al cinema Mexico di Milano, aggiunge una gestualità teatrale, ironica e istrionica a tutti i loro show dal vivo, vero momento di massima coesione della band.
Presentata all’ultima edizione del Festival di Sanremo, Ovunque Andrò, traccia trainante di tutto il cd, si propone come una ballata romantica, che racconta il dilemma della scelta tra un folle amore infelice o le libertà in solitudine. Inno all’amore che rende la vita in rosa è Raggio di sole, hit già ripetutamente trasmessa nelle radio nei mesi passati e, di fatto, singolo d’esordio che ha anticipato questa seconda fatica discografica della band.
Un album in cui si canta l’amore, il dolore della solitudine, la sofferenza per una passione estinta, ma anche – e come poteva essere diversamente, vista la giovane età dei componenti della band – il malessere tipico di chi è alle soglie dei trent’anni. Età di mezzo, dedicata ai primi bilanci, ma anche età di passaggio tra la spensieratezza giovanile e le mille domande che la vita inevitabilmente pone.
Le Vibrazioni II è un album tutto da ascoltare, che nasconde nei testi, nelle melodie, negli assoli di chitarra, nelle energiche partenze e nella voce struggente di Sarcina (quasi un grido che si strozza in gola) tanti piccoli tesori musicali, pronti a rivelarsi a un secondo (e a un terzo, un quarto…) ascolto.
Un gruppo capace di unire al pop melodie orecchiabili e allo stesso tempo ben congeniate, di quelle difficili da dimenticare.