Home > ARCHIVIO > 79ª Adunata Nazionale degli Alpini
13 - 14 Maggio 2006
Nel settembre 1920, circa quattrocento reduci della prima guerra mondiale partirono dai ripidi pendii della Valsugana, pernottarono nella piana di Marcesina e si diressero verso quota 2105, da tutti ora conosciuta come monte Ortigara. Spinti dal bisogno di onorare i loro fratelli caduti su quelle rocce desolate e dal desiderio di rendersi utili ai sopravvissuti che si trovavano in difficoltà, fondarono l'Associazione Nazionale Alpini. Mai avrebbero immaginato che, ottantasei anni dopo, quattrocentomila persone avrebbero invaso gli Altipiani per rendere omaggio alla storia delle penne nere, che non è fatta solo di una lunga, interminabile sequenza di nomi come Adamello, Grappa, Pasubio, Perati, Nikolajewka, segnati da poche croci e da tantissimi caduti ignoti, ma anche da altri come Friuli, Kukes, Rossosch, Zenica.
Il seme posto dai padri non è morto, anzi è diventato una forte testimonianza d’attaccamento alla nostra storia e ai valori su cui hanno trovato fondamento e forza d'animo gli Italiani per far crescere il Paese sul sentiero della liberta e della democrazia.
Il 2006 segna una data importante e per certi versi traumatica: non ci sarà più un solo soldato che indosserà la divisa per assolvere gli obblighi militari com'è stato finora: tutti saranno solo volontari e quindi professionisti. Le nostre opinioni su questi cambiamenti, richiesti da un mutato contesto internazionale e da esigenze d’operatività in aree ad alto rischio, sono gia state manifestate con forza perché abbiamo ancora ferma sotto il nostro cappello la convinzione che tutti i giovani devono, culturalmente e tecnicamente, attrezzarsi per mettere a disposizione della comunità in cui vivono risorse fisiche e morali, oltre che economiche, per salvaguardare l'integrità, la sicurezza e l'identità dell'Italia. Non è solo un debito che abbiamo nel confronti di chi in virtù di una cartolina di precetto, non ha né un nome, né una sepoltura, è un obbligo costituzionale, una garanzia di sopravvivenza.
Il nostro dissenso con le decisioni del Parlamento diventa ora pieno rispetto della Legge, quindi salutiamo con fraterna simpatia i bocia che per scelta portano il glorioso cappello e ci auguriamo che siano anche loro numerosi alla nostra adunata e che sentano l'orgoglio di appartenere ad un corpo che è leggenda.
Il Consiglio Direttivo Nazionale, in sede di valutazione della sede dell'adunata 2006, ha preferito una località come Asiago, che da un punto di vista logistico presenta alcune difficoltà, perché ha voluto dare alla manifestazione un chiaro significato associativo: vogliamo tornare sul luogo dove siamo nati, per dire a noi stessi e a tutti quelli che ci seguono con interesse e attenzione che, amarezza a parte, nulla e cambiato nel nostro modo di operare nonostante la sospensione della leva. Si è concluso un capitolo, ne cominceremo un altro. Ripartendo dal nostro luogo-simbolo. Siamo consapevoli che chi e abituato a vedere le nostre adunate all'insegna dei trabiccoli e dei fiaschi di vino potrà essere deluso. Per noi e sicuramente un momento di sana allegria, d’incontri, d’esuberante frastuono di cori e fanfare, ma è soprattutto un modo per rendere onore ai nostri caduti, per alimentare gli ideali d’amor di Patria e impegnarci ad essere solidali con chi è in difficoltà.
Un'occasione da non perdere per chi ama la montagna e i segni lasciati dalla Grande Guerra. Gli Alpini del triveneto hanno l'opportunità di un evento eccezionale per dimostrare le capacità organizzative della nostra tradizione scarpona.
Vedere sfilare il labaro dell'Associazione, con le sue 207 medaglie d'oro, ed un esercito d’Alpini davanti all'ossario del Laiten, 54 mila caduti, sarà un momento storico per il suo alto significato morale ed emotivo; modo di dimostrare a tutti che sopra ogni altra cosa, per noi, c'è il tricolore. Le Istituzioni pubbliche e la gente veneta sono con noi.
Era iniziata al mattino la sfilata della 79ª Adunata degli alpini. L’ammassamento al palazzo del ghiaccio è cominciato all’alba, appena poco dopo le 6. Naturalmente, per primi, i reparti in armi del 7º. I reparti insieme alla Fanfara della Julia e a quella in divisa storica della Tridentina avevano tra loro, una folta delegazione di alti ufficiali alpini e i gonfaloni dei Comuni veneti decorati con medaglia al valor militare e poi quelli non decorati. Poi il consiglio direttivo nazionale dell’Ana guidato dal presidente Corrado Perona con il vessillo reso pesante dalle molte medaglie d’oro al valor militare. E poi ancora i reduci di guerra e fra loro alcun Cavaliere di Vittorio Veneto: l’ultimo è morto, infatti, recentemente. Erano tutti montati su auto d’epoca e dietro di loro, a piedi, i giovani che continueranno il loro impegno e poi le delegazioni degli eserciti esteri: Austria e Germania. La Fanfara della Julia ha scandito gli onori militari: ai gonfaloni decorati, alla bandiera di guerra che apparteneva al 7º Rgt alpino, quando ancora era la Cadore. Poi gli onori al ministro Carlo Giovanardi e infine al direttivo nazionale Ana e al suo labaro. Quindi la sfilata aperta dalla Fanfara della Julia, dai reparti in armi della Julia, dai sindaci con i gonfaloni, dagli alti ufficiali alpini con il comandante in capo degli alpini, il generale Riesce e Mario Rigoni Stern. Poi la protezione civile, i reduci, l’ospedale da campo.
Gli alpini? Di sicuro non temono l’acqua. Lo hanno dimostrato in settantamila ieri, sfilando spesso sotto un diluvio implacabile che non ha smosso di un millimetro nemmeno la folla di duecentomila persone circa che ha fatto da cornice all’adunata numero 79. Una pioggia che ha bagnato l’esordio istituzionale del presidente del Senato Franco Marini («sono prima alpino poi presidente e gli alpini non si fermano nemmeno con l’acqua») e il congedo dei ministri Carlo Giovanardi («gli alpini sono una delle parti sane dell’Italia») e Antonio Martino («non dimenticherò l’italianità di Asiago»). Asiago saluta le penne nere che qui si considerano a casa non fosse altro perchè da queste parti nel 1920 trecento reduci resero omaggio per la prima volta ai caduti dell’Ortigara di tre anni prima. Saluta, il capoluogo dell’Altopiano, fiero di ciò che ha costruito in due anni di lavoro e passa la linea a Cuneo dove si svolgerà l’edizione 2007. Marini, giunto e ripartito da Asiago senza mai togliersi il cappello da tenente delle penne nere, ha sottolineato «Non c’è più la leva ma, credo che lo spirito alpino anche con il servizio alpino e il servizio militare professionale resisterà. È un bene per il Paese. Viviamo tempi complicati e lo spirito di unità di attenzione al rapporto con gli altri sono fondamentali. Ventimila alpini e ex alpini fanno parte della protezione civile: un impegno che io raccolgo soprattutto per il Paese perché qualche problema la politica italiana ce l’ha». Marini, abruzzese iscritto alla sezione Ana di Bariciano (Aquila), aveva deciso di partecipare all’adunata di Asiago ben prima della sua nomina al vertice del Senato. Con i giornalisti oggi ha ricordato il proprio spirito alpino del Gran Sasso, una montagna importante. E non ha nascosto la commozione, Antonio Martino, assistendo alla sfilata conclusiva. Il ministero della Difesa è stato un incarico «che mi ha regalato - dice - mille emozioni». «Ho avuto il piacere di partecipare a molti di questi raduni - ha spiegato - ho anche visto gli alpini che si preparavano per la missione più rischiosa che le forze armate abbiano mai affrontato dopo la seconda guerra mondiale. Mi riferisco - ha proseguito il ministro - all’operazione “Nibbio” che ci ha chiamati a operare tra Afghanistan e Pakistan. Ho avuto il dolore di vedere il recente attentato costato la vita a due alpini. E infine non dimenticherò il calore, l’italianità e la straordinaria simpatia di Asiago». Un grande striscione, portato in corteo, ha ricordato i due alpini uccisi da un attentato in Afghanistan: «Manuel e Luca, presenti».