La città di Asiago rende omaggio all’illustre concittadino Mario Rigoni Stern in occasione del suo 85° compleanno
Home > ARCHIVIO > La città di Asiago rende omaggio all’illustre concittadino Mario Rigoni Stern in occasione del suo 85° compleanno
13 Agosto 2006
Lo spettacolo è stato organizzato dall’Assessorato al Turismo del Comune di Asiago in collaborazione con Operaestate Festival. Marco Paolini, attore, autore e regista, ha tratto dall’opera di Rigoni Stern un monologo stimolante, mettendo la sua arte e il suo talento indiscussi al servizio d’una riflessione sulla guerra, per due ore consecutive. I ritratti da lui interpretati, personaggi oscillanti tra speranza e ricordi d’una lontana pace familiare, il tentativo di mantenere una dignità che possa dirsi ancora umana, non ancora del tutto compromessa da un tangibile orrore, hanno il colore d’una sanguinosa attualità. Al fronte, questa umanità sospesa tra vita e morte, mentre sull’opposta riva del Don i soldati russi (altra umanità) la tiene sotto tiro, riflette sulle proprie armi inadeguate (una mitraglietta di fine ottocento, usata per la prima Guerra Mondiale, che gli italiani chiamano ironicamente "la capra"), come inadeguato il vestiario, insufficiente il vitto, e si aggrappa alla speranza del ritorno. Sono uomini mandati allo sbaraglio, talvolta confortati dalla esorcizzante allegria del piemontese Tourn o dal calmo comportamento del flemmatico caporale Pintossi. Ma in questa galleria di tipi umani, anche il cupo e taciturno Lombardi, il generoso Cenci, il tenente malato Moscioni che lascia il comando della sua divisione al sergente Rigoni Stern che, sgomento per il compito che lo attende - uscire da un’avventura senza apparente via d’uscita (ripiegare portandosi dietro solo l’indispensabile nel lungo e faticoso tragitto attraverso la neve e le sue tormente) - perderà via via molti degli uomini che gli sono stati affidati "Non c’è niente di più forte contro la guerra", ha dichiarato in altre occasioni l’autore- attore, "di qualcosa scritto da un ex-soldato".
“Tutto nasce, racconta Paolini, dall'idea di fare un ritratto audiovisivo su tre grandi scrittori veneti in particolare su Rigoni Stern, Andrea Zanzotto e Luigi Meneghello”. Lo spettacolo su Rigoni Stern è stato per l'attore bellunese uno dei più sofferti, anche perché come spiega, non voleva fare un "saggio" sulla guerra, non è giusto per il teatro. La decisione di prendere proprio il libro di Mario Rigoni come ispirazione è nata dal fatto che la sua, è stata una storia scritta a caldo, densa di ricordi vivi e raccontati in maniera così piena di dettagli e con una progressione calma. Il fatto principale però, è che il racconto di Mario Rigoni è privo di ogni rancore. Nel "Sergente della neve" e anche nel "Ritorno sul Don", lo scrittore di Asiago ci porta a fuggire dall'idea della guerra e con pacatezza ci descrive cose impressionanti: i compagni morti assiderati per la steppa, le pallottole che piovono sopra la testa e che colpiscono chi ti sta vicino e un momento prima era vivo, la paura prima degli assalti, la paura di non poter più "tornar a baita".
Paolini dice anche che non vuole far cambiare idea alla gente, ma che vuole costruire delle evidenze. Nel ripetere ogni sera questo spettacolo lui cerca di capire assieme a noi quello che è successo. Vuole continuare a scavare nel nostro passato, anche e soprattutto attraverso i testimoni che sono ancora tra di noi. Quello che sente che gli manca, dice Paolini, è la trasmissione dell'esperienza di chi ha vissuto prima di lui, come nel caso di Mario Rigoni Stern. L'attore racconta ancora la fatica del dover condensare in due ore di teatro quello che è scritto su un libro...praticamente l'impossibilità di mettere tutto ma la necessità del lavoro di taglio, di ricucire pezzi e selezionare di volta in volta quello che sembra essere più necessario. E qui porta il paragone con un viaggiatore che deve preparare uno zaino ma che deve selezionare per bene quello che ci deve mettere dentro, prendere lo stretto necessario e fare in modo che ci stia tutto dentro, qualcosa dovrà pur lasciare fuori, perdere qualche pezzo per strada. Un'altra cosa interessante è che l'attore non ha ancora un copione scritto in tutto per tutto ma fa uso solo di un canovaccio con i punti che dovrà toccare”.