Asiago festival si è concluso domenica con l'appuntamento dell'Incontro con l'autore, riservato quest’anno al grande organista francese Jean Guillou. Momento di avvicinamento informale e mai scontato, con i compositori invitati ad Asiago e questa volta eccezionalmente spostato rispettato al calendario festivaliero agostano. Ciò per consentire il completamento dei lavori di restauro dell'organo Ruffatti del duomo San Matteo di Asiago.
Il celebre organista è stato scelto per inaugurare in modo solenne ed ufficiale lo strumento a trasmissione elettrica che la ditta organaria patavina non solo ha riportato al primigenio splendore ma ampliato e potenziato con l'aggiunta di nuove sonorità. Ora c'è una tastiera in più (organo positivo) con otto registri nuovi quindi sono tre i manuali; sono state aggiunte 500 canne, per un totale di 3 mila:le più alte raggiungono 5 metri, le più piccole sono alte come una matita. Si é sostituito l'elettroventilatore, completamente rifatto l'impianto elettrico, inserito un comando computerizzato per la memorizzazione automatica delle combinazioni, oltre ad avere naturalmente effettuato laddove necessario sostituzioni, puliture, riparazioni.
Il risultato finale è un organo di grande potenza espressiva. Già apprezzato nel mondo organistico nazionale ed internazionale per le sue caratteristiche tecniche e foniche, questo strumento considerato uno tra gli strumenti “romantici” di maggior pregio esistenti in Italia, ha visto il concorso di importanti sponsor ed enti, oltre alla mobilitazione dell'intera comunità asiaghese. Il costo complessivo dell'intervento è di 256 mila euro, 233.160 il frutto di contributi dalla Regione (83 mila), dalla Cei (40.363), della Fondazione Cariverona (45 mila) e di offerte di privati cittadini. Un miracolo sembrano anche i tempi stretti di completamento dei lavori, iniziati ad aprile dello scorso anno e ultimati in tempo per il concerto straordinario inaugurale di Guillou.
Nella Sala del Municipio asiaghese domenica mattina Guillou ha parlato a cuore aperto, ricordando i suoi inizi da autodidatta a 4 con il pianoforte di casa e raccontando come a 12 fosse titolare dell'organo di St. Serge nella città natale di Angers. Allievo al Conservatorio di Parigi di Dupré, Duruflé e Messiaen, virtuoso della tastiera esibitosi in tutto il mondo ha un sogno: inaugurare un nuovo tipo di organo, trasportabile e divisibile, all'Arena di Verona. Egli infatti promuove la costruzione di organi più poetici, con un ritorno all'idea dell'organo antico e più vicino al contatto del pubblico. Visto da vicino il grande Guillou è artista di illuminata modestia, che dichiara di amare Stravinsky , Strauss e la musica contemporanea, ribadisce l'assoluta libertà d'ispirazione del compositore, la sua autonomia e la sua valenza quando abbraccia consapevole la fantasia che nasce dal cuore. Aperto a varie influenze stilistiche, dimostra con disinvolta intelligenza e non con demagogia che la musica è cosa viva ma seria, anche quando improvvisa liberamente. «Per me, dice, improvvisare è come comporre, solo che lo faccio al momento, durante i concerti».
Jean Guillou ha mostrato di essere entrato in empatia con il restaurato organo Ruffatti, scegliendo un programma che è riuscito a sfruttare tutte le potenzialità timbriche dello strumento. La sua abilità è apparsa evidente in particolare nell'interpretazione della Fantasia e fuga sul nome Bach di Liszt. L'omaggio che poi il francese ha fatto ad Asiago è stato di grande signorile affetto, con la proposta della Fantasia su antichi temi popolari dell'Altopiano di Fiorella Benetti, fondatrice del festival. Temi cimbri dai nomi magici e duri, come Darnacht e Maria de bill tzarte, ma che poi la tastiera fantastica di Guillou ha trasformato in poetiche ninne-nanne, in melodie riposanti, in passaggi esplosivi e pirotecnici. Tre bis, applausi e consensi vivissimi e commossi.
Sono trascorsi quasi tre anni da quando, parlando con Don Antonio, avevo percepito l’interesse ad operare un restauro del nostro Organo “Ruffatti”, giacente in uno stato di degrado tale da non essere più idoneo ad accogliere i maggiori organisti che, in passato, avevano reso omaggio alla nostra Città attraverso entusiasmanti e splendide esibizioni concertistiche.
Da tempo si ragionava sull’entità dell’investimento da compiere, forse troppo elevato in ragione dell’esposizione finanziaria della Parrocchia a seguito dei lavori di manutenzione straordinaria realizzati dentro e fuori il Duomo.
Quell’anno, Don Antonio mi sottopose due preventivi, per la verità modesti, nei quali le ditte che si erano proposte avevano previsto un intervento di restauro e riadattamento dello strumento ad una funzione essenzialmente liturgica prima ancora che concertistica.
La coincidenza volle che la Regione del Veneto, con proprio bando, decise di finanziare gli interventi di salvaguardia degli organi antichi garantendo una copertura finanziaria sino al 30% sul totale dell’investimento previsto: quale migliore occasione per elaborare un importante progetto di recupero del nostro possente organo?
Fu così che sollecitammo la ditta dei fratelli Ruffatti di Padova, costruttrice dello strumento nel 1954, affinché elaborasse un progetto maggiormente ambizioso che prevedesse, oltre al recupero della sua piena funzionalità, pure l’estensione del numero dei registri mediante l’inserimento di una nuova cassa armonica con l’obiettivo di rinvigorirne fortemente le capacità sonore e timbriche.
Il nuovo progetto, che portava l’investimento dagli originari 30.000 euro agli attuali oltre 240.000, fu accolto da noi come una sfida nella consapevolezza delle enormi difficoltà che si sarebbero affrontate nel reperimento delle risorse necessarie.
“Se sono riusciti i nostri vecchi allora, perché non dovremo riuscire noi oggi che viviamo in un’epoca di maggior progresso e migliori iniziative?” fu l’auspicio ma anche la sollecitazione che l’Arciprete di Asiago, monsignor Barbiero, rivolse nell’anno 1954 “a tutti i buoni” attraverso la rivista “Squilla Alpina” affinché si sviluppasse una forte attenzione verso l’acquisto del nuovo organo. Parole che suonano come attuali, intrise di speranza e di grande coinvolgimento nel perseguire un obiettivo complesso ma non irraggiungibile.
Oggi, dobbiamo ringraziare Don Antonio e Don Roberto, per aver avuto il coraggio di assumere un così rilevante impegno credendo in questo ambizioso progetto e manifestando una così profonda sensibilità verso il recupero di un bene culturale appartenente a tutta la collettività asiaghese; senza il loro coraggio, non avremmo potuto, il 28 ottobre scorso, far riacquisire al nostro organo quel prestigio di cui ha tanto goduto in passato grazie all’AsiagoFestival, tanto caro alla compianta nostra concittadina Fiorella Benetti Brazzale ed a tutti gli asiaghesi.
Questa opera dell’ingegno umano rappresenta un pezzo considerevole della storia della nostra Comunità; penso al 1894, anno in cui, grazie alle sottoscrizioni degli asiaghesi, venne inaugurato l’organo Tamburini posto sopra l’ingresso del nostro Duomo, uno strumento che, ancor oggi, per la sua importanza, viene citato nei maggiori volumi di organologia in Italia; penso alla ricostruzione del Duomo nel dopoguerra sino a giungere agli anni ’50, quando i nostri concittadini vollero divenire comproprietari dell’organo “Ruffatti” partecipando all’acquisto di una o più canne dello stesso.
Quanti nostri concittadini, ancor oggi, hanno sostenuto finanziariamente quest’opera, a loro tutti, alla Regione del Veneto, alla Fondazione Cariverona, alla Conferenza Episcopale Italiana, alle aziende, agli Istituti di Credito ed alle Associazioni che hanno contribuito con grande generosità a riportare al suo originario splendore il nostro strumento, vada il più profondo ringraziamento nella consapevolezza che, attraverso ciò, si è riusciti, ancora una volta, a dimostrare quella grande sensibilità e quell’apertura verso ogni iniziativa rivolta alla valorizzazione di un bene culturale di imprescindibile rilevanza appartenente alla Comunità degli Asiaghesi.
Valori, questi, che da sempre ci inorgogliscono e che fanno onore alla nostra Città.
Roberto Rigoni
Assessore al Turismo ed alla Cultura