Asiago 14 Agosto 2017 - Piazza Carli stipata ieri sera per l’appuntamento con il noto cantante bresciano, clou dell’estate di Asiago
RENGA, AMORI E PICCOLE FELICITÀ NEI NOSTRI GIORNI PIENI DI POP
Per oltre duemila fan, l’artista ha sciorinato con garbo evena rock i brani del suo ultimo album e i successi che l’hanno reso famoso
Piazza Carli è andata letteralmente in visibilio per il concerto di Francesco Renga organizzato dal Comune e da Due Punti Eventi per l’estate musicale asiaghese. Tanta gente, entusiasta e partecipe, ha seguito l’esibizione dell’ex leader dei Timoria, diventato negli ultimi tempi un’autentica icona della musica pop.
Se il termometro della popolarità di un cantante è dato dall’intensità del coro che si leva dalla platea ad accompagnare quasi tutte le canzoni, allora bisogna dire che Francesco Renga ha sfondato davvero e che i suoi fan rappresentano una schiera di ammiratori compatta e convinta.
Lui ripaga l’affetto e la stima impegnandosi per quasi due ore a sciorinare un repertorio che raccoglie gran parte dei suoi ultimi successi, a partire da quelli contenuti nell’ultimo album, “Scriverò il tuo nome” che dà anche il titolo al tour.
La scaletta è folta e ben scelta, condita con ogni sorta di effetti speciali: sventagliate di luci, fumi, video grafica, torce di telefonino accese (per “Ci sarai”) e addirittura uno sventolare di palloncini colorati (con “Il mio giorno più bello nel mondo”).
Al suono, ci pensa una band energica e ben affiatata (composta da Fulvio Arnoldi alla chitarra acustica, Vincenzo Messina alle tastiere, Stefano Brandoni ed Heggy Vezzano alle chitarre, Phil Mer alla batteria e Gabriele Cannarozzo al basso) che spara in piazza mitragliate di decibel e fa impazzire la folla urlante, osannante e danzante.
Renga tiene il palco con la disinvoltura della pop star definitivamente affermata, riesumando a tratti l’aggressività che risale ai tempi di quando era il giovane front man di una rock band e rafforzando il tono confidenziale e “piacione” del suo nuovo corso di cantante romantico e un po’ strappalacrime.
La sua voce è sempre precisa e potente, governata con grande perizia tecnica e spinta a volte oltre i limiti consentiti dalla morfologia della glottide, tanto da far venire in mente le acrobazie vocali del compianto Demetrio Stratos.
La musica che scende a vagonate giù dal palco è un misto di varie tendenze, dalla ballad in stile indie con qualche giro di blues appena accennato, a dei piacevoli riff di rock and roll; dall’apertura vocale che più romantica non si può al tono intimo e cantautorale.
Le parole assecondano le suggestioni del suono richiamandosi ai miti immortali dell’amore e dell’amicizia, con accenni ai temi di attualità e al logorio della vita moderna, scivolando inevitabilmente ogni tanto nella banalità.
“Ti sei ma chiesto che senso ha, se non riesci più a sentirla, la felicità?” è il dubbio esistenziale contenuto in “Nuova luce”, mentre si garantisce all’amata che “Giorni migliori di questi verranno di nuovo a salvarci dai soliti impegni, dalle tue pause, dai miei sbagli” (“I nostri giorni”). Comunque, niente paura: “Se l’amore fosse una canzone, per trovarle un nome basteresti tu” (Il bene”). Vabbè, questo è quello che il convento passa nella musica pop di oggi in Italia. Accontentiamoci di ascoltare queste liriche non immortali da una bella voce sicura e con un accompagnamento degno di una grande pop star.
Il pubblico di piazza Carli - oltre duemila persone, entusiasta quello femminile - non ha avuto dubbi e ha applaudito incessantemente l’artista dall’inizio alla fine.